Architetto :
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Zaha Hadid Architects
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Architetto associato :
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Patrik Schumacher
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Promotore :
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Vitra Internacional AG
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Anno (s) di costruzione :
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1991-1993
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Spazio edificato :
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852 m2
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Località :
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Weil am Rhein, Germania
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Coordinate :
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47 ° 36 '1 "N, 7 ° 36'
53" Vedere
sulla mappa
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L’opera è dichiaratamente mirata
a risemantizzare l’area dai capannoni delle fabbriche, fra le quali, come un
cuneo di forme dinamiche, essa si inserisce per improntare il sito a
espressività formale e originalità. “Abbiamo
svolto un’analisi del luogo, poiché era indispensabile capire come rendere
“spazio aperto” questo non spazio”. Gli schizzi iniziali, come sempre per i
progetti di Hadid, non si preoccupano di fornire un’idea definita, conclusa,
quanto di immaginare spazialità suscettibili di svilupparsi progressivamente.
L’edificio, pur segnando il luogo della sua forte identità attraverso la forma
espressiva che lo connota, prevede che l’intorno sia suscettibile di mutamenti,
e a tali trasformazioni il manufatto è predisposto. Punto di partenza del progetto
è una serie di muri; gli spazi compresi tra questi vengono articolati e
manipolati per rispondere alle funzioni richieste dal programma. I muri si
stratificano, guizzano lungo linee di forza centrifughe, si dilatano e
interrompono, vi si incidono i tagli e gli squarci della aperture. Il manufatto
rifiuta ogni lettura statica e frontale, non si può capirlo restando fermi,
osservando da un solo punto di vista. Va percepito, letto e compreso attraverso
il tempo del movimento, secondo sequenze che si sviluppano perpendicolarmente e
in profondità. Internamente realizzato in cemento armato e privo di ogni
accenno di ornamento, esalta maggiormente la manipolazione spaziale tesa a
creare cavità dinamiche. L’assenza di dettagli rende più eloquente
“affastellarsi” e stratificarsi di volumi, disposti e riordinati in modo da
rendere l’uso dell’edificio necessariamente esatto e rapido.
Il campus, che si estende per diversi ettari, è costituito da numerosi padiglioni ed edifici, commissionati da VITRA nel corso degli anni a famosi architetti di fama mondiale come Nicholas Grimshow, Alvaro Siza, Frank Gehry; Zaha Hadid; Tadao Ando; Buckminster Fuller e Herzog e de Meuron.
Frank Gehry in particolare ha realizzato il Vitra Center attuale sede operativa.
Questa "STAZIONE DEI POMPIERI" venne realizzata in seguito a un grande incendio verificatosi nel 1981. Il progetto fu assegnato a Zaha Hadid.
L'edificio accoglie un garage, servizi igienici, docce e spogliatoi per i pompieri e una sala conferenze con cucina e angolo cottura.
Costruito principalmente in calcestruzzo gettato in opera, la stazione, con le sue le forme sghembe e irregolari, contrasta con l'ordine ortogonale dei corpi di fabbrica adiacenti. Attualmente l'edificio funziona come uno spazio espositivo.
Molto interessanti sono gli interni, dove tutti gli elementi, pareti, piani inclinati, pavimenti, sedute, arredi, apparati luminosi, porte e finestre, concorrono a definire uno spazio non misurabile, dove l'illusione della profondità e dell'ampiezza è ricercata non per puro gioco, ma per conferire ad ambienti di per se angusti e contenuti, un insolita ariosità e confort visivo. L'evidente irregolarità non sacrifica, ma esalta l'ergonomia e l'uso razionale degli spazi.
Piccola riflessione: quando i pompieri scappano, ovvero quando un architettura diventa scultura
In questo caso particolare i pompieri hanno fatto i
bagagli e sono tornati nella loro vecchia caserma, reputando inutilizzabile e
scomoda la nuova sede. Questo è quello che può considerarsi il più grande fallimento
per un architetto. La parte estetica è indubbiamente avanguardista, le forme
innovative sono il simbolo dell'abilità di modellare lo spazio, ormai un
biglietto da visita della Zaha Hadid. Ma il fatto che oggi sia un museo e non
una caserma come originariamente progettato è il segno che estetica e
funzionalità non si sono mosse parallelamente.
Il tutto ruota intorno ad una semplice domanda: che
significato attribuire al termine funzione?
Funzione, intesa come soddisfacimento di
un'esigenza di tipo pratico e di comodità, è interpretazione riduttiva del
bisogno dell'uomo di dare un senso alle cose.
È forse una non sedia la Red and Blue di Rietvelde perché scomodissima
ma che contiene in sé tutto il senso del sedersi, o lo spremiagrumi di Stark,
che non funziona, non è forse design
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