domenica 21 aprile 2013

Vitra Fire Station


Architetto :
Zaha Hadid Architects
Architetto associato :
Patrik Schumacher
Promotore :
Vitra Internacional AG
Anno (s) di costruzione :
1991-1993
Spazio edificato :
852 m2
Località :
Weil am Rhein, Germania
Coordinate :
47 ° 36 '1 "N, 7 ° 36' 53" Vedere sulla mappa

L’opera è dichiaratamente mirata a risemantizzare l’area dai capannoni delle fabbriche, fra le quali, come un cuneo di forme dinamiche, essa si inserisce per improntare il sito a espressività formale e originalità. “Abbiamo svolto un’analisi del luogo, poiché era indispensabile capire come rendere “spazio aperto” questo non spazio”. Gli schizzi iniziali, come sempre per i progetti di Hadid, non si preoccupano di fornire un’idea definita, conclusa, quanto di immaginare spazialità suscettibili di svilupparsi progressivamente. L’edificio, pur segnando il luogo della sua forte identità attraverso la forma espressiva che lo connota, prevede che l’intorno sia suscettibile di mutamenti, e a tali trasformazioni il manufatto è predisposto. Punto di partenza del progetto è una serie di muri; gli spazi compresi tra questi vengono articolati e manipolati per rispondere alle funzioni richieste dal programma. I muri si stratificano, guizzano lungo linee di forza centrifughe, si dilatano e interrompono, vi si incidono i tagli e gli squarci della aperture. Il manufatto rifiuta ogni lettura statica e frontale, non si può capirlo restando fermi, osservando da un solo punto di vista. Va percepito, letto e compreso attraverso il tempo del movimento, secondo sequenze che si sviluppano perpendicolarmente e in profondità. Internamente realizzato in cemento armato e privo di ogni accenno di ornamento, esalta maggiormente la manipolazione spaziale tesa a creare cavità dinamiche. L’assenza di dettagli rende più eloquente “affastellarsi” e stratificarsi di volumi, disposti e riordinati in modo da rendere l’uso dell’edificio necessariamente esatto e rapido.

Questo edificio sorge all'interno del CAMPUS VITRA, sede della famosa manifattura di mobilia e complementi di arredo fondata a Basilea da Willi Fehlbaum nel 1950.
Il campus, che si estende per diversi ettari, è costituito da numerosi padiglioni ed edifici, commissionati da VITRA nel corso degli anni a famosi architetti di fama mondiale come Nicholas Grimshow, Alvaro Siza, Frank Gehry; Zaha Hadid; Tadao Ando; Buckminster Fuller e Herzog e de Meuron.
Frank Gehry in particolare ha realizzato il Vitra Center attuale sede operativa.
Questa "STAZIONE DEI POMPIERI" venne realizzata in seguito a un grande incendio verificatosi nel 1981. Il progetto fu assegnato a Zaha Hadid.
L'edificio accoglie un garage, servizi igienici, docce e spogliatoi per i pompieri e una sala conferenze con cucina e angolo cottura.
Costruito principalmente in calcestruzzo gettato in opera, la stazione, con le sue le forme sghembe e irregolari, contrasta con l'ordine ortogonale dei corpi di fabbrica adiacenti. Attualmente l'edificio funziona come uno spazio espositivo.
Molto interessanti sono gli interni, dove tutti gli elementi, pareti, piani inclinati, pavimenti, sedute, arredi, apparati luminosi, porte e finestre, concorrono a definire uno spazio non misurabile, dove l'illusione della profondità e dell'ampiezza è ricercata non per puro gioco, ma per conferire ad ambienti di per se angusti e contenuti, un insolita ariosità e confort visivo. L'evidente irregolarità non sacrifica, ma esalta l'ergonomia e l'uso razionale degli spazi.



Piccola riflessione: quando i pompieri scappano, ovvero quando un architettura diventa scultura 
In questo caso particolare i pompieri hanno fatto i bagagli e sono tornati nella loro vecchia caserma, reputando inutilizzabile e scomoda la nuova sede. Questo è quello che può considerarsi il più grande fallimento per un architetto. La parte estetica è indubbiamente avanguardista, le forme innovative sono il simbolo dell'abilità di modellare lo spazio, ormai un biglietto da visita della Zaha Hadid. Ma il fatto che oggi sia un museo e non una caserma come originariamente progettato è il segno che estetica e funzionalità non si sono mosse parallelamente.
Il tutto ruota intorno ad una semplice domanda: che significato attribuire al termine funzione?
Funzione, intesa come soddisfacimento di un'esigenza di tipo pratico e di comodità, è interpretazione riduttiva del bisogno dell'uomo di dare un senso alle cose.
È forse una non sedia la Red and Blue di Rietvelde perché scomodissima ma che contiene in sé tutto il senso del sedersi, o lo spremiagrumi di Stark, che non funziona, non è forse design

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